Il Job
Act è pacchetto di proposte sul lavoro che il neosegretario del PD Matteo
Renzi vorrebbe fosse approvato a stretto giro dal Governo Letta. Il Job Act, un nome che evoca
scenari americani, non è altro che un pacchetto
di misure per il lavoro:
non si tratta in tutti i casi di nuove proposte, come lascerebbe intendere il
nome, anzi. Si tratta però di un disegno organico e fortemente influenzato
dalle idee in tema di lavoro di una certa parte del centrosinistra italiano, ma
anche di parte degli “addetti ai lavori”, a partire dai paladini della
cosiddetta flexicurity. A partire dal reddito
di cittadinanza, anche se la formulazione del pacchetto ideato dal
segretario PD presenta alcuni aspetti innovativi rispetto alle proposte
circolate in passato. Renzi parla infatti di “reddito minimo”, misura da affiancare ad una decisa revisione dei
contratti di lavoro.
Contratto unico d’inserimento per i giovani. E’ il piatto forte del Job Act renziano: se da un lato si
chiede maggiore flessibilità in uscita, dall’altro si punta ad una netta
semplificazione delle forme contrattuali applicabili ai giovani sotto una certa
età. Renzi propone infatti un contratto unico d’inserimento, a tempo
indeterminato, per tutti i giovani al primo impiego, per il quale non
varrebbe l’articolo 18.
Eliminazione contratti a progetto e altre forme precarie. Renzi propone anche la cancellazione della possibilità di
stipulare contratti a progetto ai giovani privi di particolari esperienze di
lavoro.
Il Job Act,
secondo Renzi, dovrebbe contenere l’ennesima revisione delle forme
contrattuali, un piano di rilancio dei Centri per l’impiego pubblici,
una nuova e più efficace riforma degli ammortizzatori sociali.
Insomma, sul tavolo del segretario PD
sta prendendo forma una proposta molto
articolata, che dovrebbe toccare anche il tema, caldissimo, delle pensioni d'oro.