Il 28 maggio 1974, alle
ore 10.12, una bomba collocata in un cestino di rifiuti
in piazza della Loggia, culla della cultura e della vita di Brescia, esplose
durante una pacifica
manifestazione antifascista organizzata contro la violenza
eversiva di quegli anni, a caldo di una sequenza di episodi di violenza
neofascista che si erano verificati in città. Nell'esplosione morirono otto
persone e restarono ferite 102.
Nel 1979
furono condannati alcuni esponenti dell'estrema destra bresciana. Uno di essi,
Ermanno Buzzi, in carcere in attesa d'appello, fu strangolato il 13 aprile 1981
da Pierluigi Concutelli e Mario Tuti. Nel giudizio di secondo grado, nel 1982,
la condanne del giudizio di primo grado vennero commutate in assoluzioni, le
quali a loro volta vennero confermate nel 1985 dalla Corte di Cassazione.
Nel 1984,
a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti, furono accusati altri
rappresentanti della destra eversiva. Gli imputati furono assolti in primo
grado nel 1987, per insufficienza di prove, e prosciolti in appello nel 1989
con formula piena. La Cassazione, qualche mese dopo, confermerà l'esito
processuale di secondo grado. Il 19 maggio 2005 la Corte di Cassazione ha
confermato la richiesta di arresto per il neofascista Delfo Zorzi (oggi
cittadino giapponese, non estradabile, con il nome di Hagen Roi) per il
coinvolgimento nella strage di piazza della Loggia.
Il 15 maggio 2008 sono stati rinviati a
giudizio i sei imputati principali: Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio
Tramonte, Pino Rauti, Francesco Delfino, Giovanni Maifredi. I primi tre erano all'epoca militanti di
spicco di Ordine Nuovo, gruppo neofascista fondato nel 1956 da Pino Rauti e più
volte oggetto di indagini, pur senza successive risultanze processuali, in
merito all'organizzazione ed al compimento di attentati e stragi. Ordine Nuovo
fu sciolto nel 1973 per disposizione del ministro dell'Interno Paolo Emilio
Taviani con l'accusa di ricostituzione del Partito Fascista. Francesco Delfino
fu invece ex generale dei carabinieri, all'epoca responsabile - con il grado di
capitano - del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Brescia, e Giovanni
Maifredi, ai tempi collaboratore del ministro degli Interni Paolo Emilio
Taviani.
Il 21 ottobre 2010 i pubblici ministeri
titolari dell'inchiesta hanno formulato l'accusa di concorso in strage
per tutti gli imputati, ad eccezione di Pino Rauti, per il quale è stata
invece chiesta l'assoluzione per insufficienza di prove, pur sottolineando la
sua responsabilità morale e politica per la strage.
Il 16 novembre 2010 la Corte
D'Assise ha emesso la sentenza di primo grado della terza istruttoria,
assolvendo tutti gli imputati con formula dubitativa, corrispondente alla vecchia formula
dell'insufficienza di prove.
Sembrava finita, ma oggi è arrivato
l'ennesimo ribaltone
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