lunedì 25 novembre 2013

Lo sai che ... i nostri conti correnti vengono continuamente spiati? Alcune società di intelligence controllano ogni singolo italiano

Come fanno le banche a sapere tutto di noi? A conoscere ogni aspetto economico, ma anche personale, dei propri clienti?

 

Avete ricevuto un secco “no” alla richiesta di mutuo per la vostra prima casa o le condizioni vi sono sembrate eccessivamente inique? Avete subìto la revoca di un fido o di un piano di rientro senza che vi siano state fornite motivazioni ragionevoli e, magari, avete protestato, ma pur sempre con la consapevolezza di avere qualche “scheletro nell’armadio”?

 

 Di fronte al silenzio imbarazzato dell’istituto di credito, anche dopo la diffida dell’avvocato, non resta che la causa. Ma la curiosità resta sempre: cosa avrà spinto la banca ad erigere questo muro verso il cliente?

 

 Chi non vede le ragioni è perché è rimasto all’era in cui l’unica “patente” di affidabilità di una persona era il casellario giudiziario e la visura protesti della Camera di Commercio. Ma i tempi sono cambiati ed esistono strumenti ben più invasivi – capaci di aggirare la legge – per “spiare” il passato delle persone.

 

Cos’è World-Check?

Esiste una banca dati di nome World-Check, gestita da una Limited inglese, appartenente a un tal Thomson Reuters, con sede a Londra, che (attraverso decine di “detective” sparsi sul territorio) raccoglie ogni informazione sulle persone di diversi Stati del pianeta e crea archivi (una sorta di “cartelletta” per ciascuno di noi). Tali informazioni sono costituite da procedimenti penali (sia quelli terminati con una condanna, sia quelli poi archiviati), nonché tutte le notizie di reato e ogni altro dato attinto dai giornali tradizionali o dal web, ma anche da atti ufficiali di tribunali o di pubbliche amministrazioni. Questi dati vengono poi venduti a società commerciali, per evitare il “rischio business”. In altre parole, chiunque, volendo informarsi su qualcuno con cui dovrà stipulare un contratto, può consultare la banca dati di World-Check proprio come avviene con un registro pubblico.

In altre parole, questa società si vale di una serie di “agenti speciali” in grado di tracciare ogni “nome proprio di persona” presente su atti pubblici o su giornali, riviste, rotocalchi, pagine web; ed ogni volta che tale nome viene associato a un reato di matrice economica (la lista è assai lunga) viene schedato, archiviato, raccolto e conservato per sempre.

 
 

Dov’è la violazione delle norme italiane?

Perché questa attività non avviene in Italia? Molto facile. Da noi la legge sulla privacy richiede l’informativa all’interessato ogni volta che si trattino i suoi dati o, addirittura, l’autorizzazione dello stesso, quando si tratta di dati sensibili o giudiziari. Autorizzazione che, peraltro, è necessaria quando i dati vengono trasferiti all’estero, cosa tutt’altro che improbabile se il cliente di World-Check è di un altro Paese.

Non solo. La nostra normativa impone anche di garantire all’interessato il diritto di accesso ai propri dati e, su sua richiesta, la cancellazione dei dati. Immaginate, però, che succederebbe se, ogni soggetto schedato da World-Check chiedesse la cancellazione: la banca dati si vuoterebbe in un solo giorno.

 E allora, l’unica cosa da fare era portare tutto al di fuori della legge italiana. Ecco come nascono le società di due intelligence!

Vi meravigliate? World-Check non è l’unica. Ci sono tante altre società di “due intelligence” che controllano il mondo (avevo già dato l’allarme in questo articolo: “Società di “due intelligence”: nessuno è al sicuro. Morto il diritto all’oblio”), prima tra tutte l’elvetica SGR, specializzata proprio con gli italiani (leggi: “Siamo tutti schedati: SGR controlla ogni italiano. La rivelazione shock”).

 

In Italia

 

Tra i migliori clienti di World-Check vi sono numerosi istituti di credito italiani.

Perché una banca, per conoscere il trascorso del cliente che ha davanti, dovrebbe accontentarsi di un casellario giudiziario – che tuttavia potrebbe essere privo di informazioni utili quando il reo abbia ottenuto dal giudice la “non menzione” – o di una visura della Camera di Commercio – che potrebbe non essere aggiornata o magari ancoràta a un prestanome – o ancora perché dovrebbe limitarsi a una consultazione in Crif - quando quest’ultima è tenuta, dopo un certo periodo, a cancellare i dati conservati in archivio – ? Su World-Check i dati non vengono mai cancellati. E questo perché l’archivio, per ragioni di competenze territoriali, si sottrae alla normativa dell’Unione Europea. Ivi compresa quella sulla privacy, nonché agli orientamenti dei nostri giudici relativi al diritto all’oblio (leggi:  “Diritto all’oblio dopo World-Check: sulla rete nulla si distrugge, ma tutto si sposta”).

 
 

 Perché non interviene il Garante della Privacy?

Consultati, gli uffici del Garante ammettono di avere le mani legate. Questioni di “competenza territoriale“, ovviamente.