Molto spesso capita che
i bambini giocando tra loro arrivino a litigare e, finché tutto rimane nel
contesto del litigio verbale, non c’è alcun problema. Ma se la lite sfocia in
uno scontro fisico allora la cosa può diventare più seria.
Per il nostro ordinamento
l’imputabilità penale, ossia la responsabilità personale per i reati commessi, scatta
al quattordicesimo anno. La legge (art. 85 cod. pen.), infatti, sancisce che “nessuno può essere punito
per un fatto preveduto dalla legge come reato, se al momento in cui l’ha
commesso, non era imputabile”.
Pertanto, se un minore
di 14 anni picchia un suo compagno o in modo accidentale gli causa delle
lesioni (fosse anche la morte) non risponde penalmente per l’evento; ma suoi i
genitori saranno tenuti al risarcimento del danno, così come previsto dal
codice civile (art. 2048 c. civ.)
per i fatti commessi dal figlio.
Se il minore ha già
compiuto quattordici anni, si considera un soggetto imputabile; quindi, per le
sue azioni compiute risponderà egli stesso, penalmente, davanti al Tribunale
per i minorenni. Anche quando il minore degli anni quattordici picchia, ferisce
o addirittura causa la morte di un altro minore o di un adulto, sono sempre i
genitori a dover risarcire il danno in sede civile.
Non può esservi
responsabilità penale dei genitori perché la responsabilità penale è personale.
I genitori per poter
essere esonerati dall’obbligo di risarcire il danno causato dal figlio devono
fornire una prova che spesso è assai difficile da raggiungere:
dimostrare di aver fatto di tutto per impedire il fatto. Più in dettaglio,
devono dimostrare di aver impartito ai figli un’educazione e un’istruzione
consone alle proprie condizioni familiari e sociali e di aver inoltre
vigilato sulla sua condotta.
Se poi il minore ha da
sempre manifestato un carattere ribelle e indisciplinato, i
genitori devono dimostrare qualcosa in più: di aver fatto di tutto per
garantire una maggiore vigilanza.