giovedì 10 ottobre 2013

“Terra dei fuochi”, la terrificante verità. Cosa dicono gli esperti? Il peggio verrà tra una cinquantina di anni. I risultati dell’Istituto Superiore di Sanità. Vediamo i dettagli.

Migliaia di discariche illegali di materiali pericolosi, il territorio di due province (Napoli e Caserta) devastato almeno per il prossimo secolo, 33 inchieste, centinaia di persone arrestate. Ma soprattutto effetti devastanti sulla salute della popolazione, se negli otto comuni più colpiti dai traffici dei rifiuti si registra un aumento dell'83 % delle malformazioni congenite, e considerato che il peggio, secondo gli esperti, verrà fra una cinquantina di anni, quando le materie tossiche sversate nel terreno in 25 anni di ecomafia avranno allargato completamente i propri effetti sulla falda, nei terreni, nell'aria.

 

Il nome. Il nome "Terra dei fuochi" fu coniato proprio dall'associazione ambientalista, in occasione del "Rapporto Ecomafia 2003": si intendeva quella vasta area fra Acerra, Aversa, Bacoli, Caivano, Castelvolturno, Giugliano in Campania, Marcianise e Villaricca dove, dal tramonto, si vedono incendi a perdita d'occhio, appiccati da chi vuol far sparire le tracce di rifiuti abusivi e pericolosi. Qui ogni notte vengono date alle fiamme centinaia di bobine e nastri magnetici con una tecnica collaudata. Si scarica materiale ad alto potere combustibile, come copertoni e resti di pellame di scarpe, poi si cospargono i terreni di rifiuti tossici: resti di fonderie, vernici, colle o morchie di nafta.

 

L'evoluzione del sistema. Nonostante 25 anni di denunce delle associazioni ambientaliste, dei cittadini, i verbali delle inchieste, solo nel 2001 è stato introdotto il reato di disastro ambientale, mentre la questione nel suo complesso è sempre rimasta sottotraccia, alimentata dagli enormi interessi e coperta (e agevolata) dall'eterna emergenza dei rifiuti solidi urbani, quelli che riempivano la città di Napoli. In tutti questi anni chi si è arricchito sono le famiglie storiche della camorra.

 

La superstrada. Nel 2010 si scoprì che anche una superstrada a scorrimento veloce era stata costruita con rifiuti tossici: Un'arteria strategica, da utilizzare come via di fuga in caso di eruzione del Vesuvio che collega lo svincolo di Palma Campania, in provincia di Napoli, con i paesi del Vallo di Lauro. Duemiladuecento metri di asfalto avvelenato con amianto frantumato, rifiuti speciali pericolosi miscelati a terreno vegetale per un volume complessivo stimato in 200 mila metri cubi. A maggio scorso è stato sequestrato un pezzo di 400 metri di strada statale Appia: con ogni probabilità proprio sotto l'asfalto sarebbero stati interrati rifiuti altamente inquinanti, con grave pericolo per le coltivazioni vicine e la stessa falda acquifera.

 

Il parcheggio. Nel 2011 i vigili del fuoco che scavavano sotto a un parcheggio a Castelvolturno furono costretti a fermarsi, colti da malore. Troppo difficile e, soprattutto, troppo pericoloso scavare, senza accorgimenti, come si trattasse di un sito nucleare. E' stato così accertato che sotto il parcheggio c'è uno dei tanti cimiteri di rifiuti dei clan. Una vera e propria discarica di veleni dove i Casalesi avrebbero nascosto sostanze altamente tossiche e dannosissime.

 

Le ecoballe. Sono 30 i siti di stoccaggio esistenti in Campania, per una stima totale di oltre quattro milioni di ecoballe, quasi sei milioni di tonnellate. Una discarica immensa a cielo aperto, immondizia semplicemente triturata e poi accatastata sotto le intemperie, che in caso di incendio provocherebbe un disastro di immani proporzioni. Ad oggi ne è stato smaltito solo l'1,5 per cento.

 

L'impatto sulla salute. Non si può ancora stabilire una correlazione diretta, ma i ricercatori dell'Istituto superiore di sanità, nello studio "Analisi di correlazione geografica tra esiti sanitari ed esposizioni a rifiuti in un'area con sorgenti diffuse: il caso delle province di Napoli e Caserta", mostrano dati certi. E questi mostrano che gli otto comuni più martoriati dagli sversamenti abusivi (Acerra, Aversa, Bacoli, Caivano, Castelvolturno, Giugliano in Campania, Marcianise e Villaricca) sono anche quelli dove si registrano "eccessi statisticamente significativi di mortalità e di malformazioni": 9% per gli uomini e del 12% per le donne, con picchi per singole patologie, come il tumore epatico, che nelle donne aumenta del 29 per cento. Per le malformazioni congenite i dati sono ancora più impressionanti, con aumenti dell'83% per gli otto comuni, per una media di rischio che cresce in maniera lineare del 14% al crescere dell'indice di esposizione ai rifiuti.

 

L'ecocidio. Legambiente ha deciso di lanciare, in questa occasione, la petizione a sostegno di una direttiva per l'introduzione del delitto di ecocidio in Europa aderendo a "End ecocide in Europe".

 
 

Cosa ci aspetta per il futuro?

Claudio De Lucia