Migliaia di discariche illegali di materiali
pericolosi, il territorio di due province (Napoli e Caserta) devastato almeno
per il prossimo secolo, 33 inchieste, centinaia di persone arrestate. Ma
soprattutto effetti devastanti sulla salute della popolazione, se negli otto
comuni più colpiti dai traffici dei rifiuti si registra un aumento dell'83 %
delle malformazioni congenite, e considerato che il peggio, secondo gli
esperti, verrà fra una cinquantina di anni, quando le materie tossiche sversate
nel terreno in 25 anni di ecomafia avranno allargato completamente i propri
effetti sulla falda, nei terreni, nell'aria.
Il nome. Il
nome "Terra dei fuochi" fu coniato proprio dall'associazione
ambientalista, in occasione del "Rapporto Ecomafia 2003": si
intendeva quella vasta area fra Acerra, Aversa, Bacoli, Caivano,
Castelvolturno, Giugliano in Campania, Marcianise e Villaricca dove, dal
tramonto, si vedono incendi a perdita d'occhio, appiccati da chi vuol far
sparire le tracce di rifiuti abusivi e pericolosi. Qui ogni notte vengono date
alle fiamme centinaia di bobine e nastri magnetici con una tecnica collaudata.
Si scarica materiale ad alto potere combustibile, come copertoni e resti di
pellame di scarpe, poi si cospargono i terreni di rifiuti tossici: resti di
fonderie, vernici, colle o morchie di nafta.
L'evoluzione del
sistema. Nonostante 25 anni di denunce delle associazioni
ambientaliste, dei cittadini, i verbali delle inchieste, solo nel 2001 è stato
introdotto il reato di disastro ambientale, mentre la questione nel suo
complesso è sempre rimasta sottotraccia, alimentata dagli enormi interessi e
coperta (e agevolata) dall'eterna emergenza dei rifiuti solidi urbani, quelli
che riempivano la città di Napoli. In tutti questi anni chi si è arricchito
sono le famiglie storiche della camorra.
La superstrada. Nel 2010 si scoprì che
anche una superstrada a scorrimento veloce era stata costruita con rifiuti
tossici: Un'arteria strategica, da utilizzare come via di fuga in caso di
eruzione del Vesuvio che collega lo svincolo di Palma Campania, in provincia di
Napoli, con i paesi del Vallo di Lauro. Duemiladuecento metri di asfalto
avvelenato con amianto frantumato, rifiuti speciali pericolosi miscelati a
terreno vegetale per un volume complessivo stimato in 200 mila metri cubi. A
maggio scorso è stato sequestrato un pezzo di 400 metri di strada statale
Appia: con ogni probabilità proprio sotto l'asfalto sarebbero stati interrati
rifiuti altamente inquinanti, con grave pericolo per le coltivazioni vicine e
la stessa falda acquifera.
Il parcheggio. Nel 2011 i vigili
del fuoco che scavavano sotto a un parcheggio a Castelvolturno furono costretti
a fermarsi, colti da malore. Troppo difficile e, soprattutto, troppo pericoloso
scavare, senza accorgimenti, come si trattasse di un sito nucleare. E' stato
così accertato che sotto il parcheggio c'è uno dei tanti cimiteri di rifiuti
dei clan. Una vera e propria discarica di veleni dove i Casalesi avrebbero
nascosto sostanze altamente tossiche e dannosissime.
Le ecoballe. Sono 30 i siti di
stoccaggio esistenti in Campania, per una stima totale di oltre quattro milioni
di ecoballe, quasi sei milioni di tonnellate. Una discarica immensa a cielo
aperto, immondizia semplicemente triturata e poi accatastata sotto le
intemperie, che in caso di incendio provocherebbe un disastro di immani
proporzioni. Ad oggi ne è stato smaltito solo l'1,5 per cento.
L'impatto sulla salute. Non si
può ancora stabilire una correlazione diretta, ma i ricercatori dell'Istituto
superiore di sanità, nello studio "Analisi di correlazione geografica tra
esiti sanitari ed esposizioni a rifiuti in un'area con sorgenti diffuse: il
caso delle province di Napoli e Caserta", mostrano dati certi. E questi mostrano
che gli otto comuni più martoriati dagli sversamenti abusivi (Acerra, Aversa,
Bacoli, Caivano, Castelvolturno, Giugliano in Campania, Marcianise e Villaricca)
sono anche quelli dove si registrano "eccessi statisticamente
significativi di mortalità e di malformazioni": 9% per gli uomini e del
12% per le donne, con picchi per singole patologie, come il tumore epatico, che
nelle donne aumenta del 29 per cento. Per le malformazioni congenite i dati
sono ancora più impressionanti, con aumenti dell'83% per gli otto comuni, per
una media di rischio che cresce in maniera lineare del 14% al crescere
dell'indice di esposizione ai rifiuti.
L'ecocidio. Legambiente
ha deciso di lanciare, in questa occasione, la petizione a sostegno di una
direttiva per l'introduzione del delitto di ecocidio in Europa aderendo a
"End ecocide in Europe".
Cosa
ci aspetta per il futuro?
Claudio De Lucia