lunedì 20 gennaio 2014

Sono un dipendente pubblico e svolgo mansioni superiori a quelle che dovrei normalmente svolgere da contratto. Ho diritto ad una retribuzione superiore? Cosa posso fare?

Non solo nel rapporto di lavoro privato, ma anche nel pubblico impiego privatizzato, il dipendente adibito a mansioni superiori rispetto a quelle indicate nel contratto ha diritto a rivendicare, nei confronti del datore di lavoro, una retribuzione superiore. Ciò è stato sottolineato recentemente dalla Suprema Corte di Cassazione (sentenza n. 796/14)

La condizione è, ovviamente, che le mansioni superiori assegnate siano state svolte nella loro pienezza e che il lavoratore abbia esercitato i poteri e assunto le responsabilità correlate a dette superiori mansioni. Così, per esempio, un dipendente dell’Asl con qualifica di infermiere generico potrebbe agire onde ottenere le differenze retributive per aver di fatto svolto mansioni superiori di infermiere professionale.

Nel rapporto di lavoro pubblico, la legge (art. 52 del D. Lgs. 30 marzo 2001, n. 165) prevede che l’assegnazione del lavoratore alle mansioni superiori (al di fuori di alcuni casi espressamente previsti dalla norma) è nulla, ma al lavoratore è comunque riconosciuta la differenza di trattamento retributivo tra le due qualifiche.

La Suprema Corte ha sottolineato il diritto di ogni lavoratore a vedersi riconosciuta una retribuzione proporzionata e sufficiente, così come imposto dalla Costituzione. E ciò vale anche nel rapporto di lavoro pubblico, anche a prescindere dalla presenza o meno di un provvedimento formale di assegnazione del dipendente alle diverse superiori mansioni.


L’unica ipotesi in cui potrebbe essere compresso il diritto alla retribuzione superiore si ha nei casi di mansioni superiori effettuate all’insaputa dell’ente o con la fraudolenta collusione tra dipendente e dirigente.