martedì 21 gennaio 2014

C’è un modo per evitare il pignoramento integrale di stipendi o pensioni?

Pensioni e stipendi, per legge, possono essere pignorati solo fino a un tetto massimo di un quinto. Si tratta, però, di un limite facilmente superabile. Il creditore, infatti, non deve far altro che attendere che tali emolumenti vengano depositati in banca: dopo tale momento, essi – confondendosi con gli altri risparmi – possono essere pignorati fino al 100%. È questo, almeno, sino ad oggi, l’orientamento dei giudici.

Posto, infatti, che il decreto legge “Salva Italia” ha imposto l’apertura di un conto corrente ove far affluire le pensioni superiori a mille euro la legge ha, di fatto, abolito la pignorabilità del “quinto”, rendendo assai più facile il pignoramento integrale della pensione.

Sembra però che ci sia una via d’uscita e il suggerimento è stato dato il mese scorso da una sentenza del Tribunale di Savona che ha escluso la possibilità che Equitalia possa pignorare tutto il conto corrente del pensionato qualora questi riesca a dimostrare che, all’attivo del conto, non vi siano altre voci diverse dalla pensione. In tal caso, riuscendo a dare prova al giudice che sul conto vi affluiscono solo e unicamente i redditi pensionistici, è possibile bloccare Equitalia e far applicare la regola generale in base alla quale la pensione non può essere pignorata fino al minimo vitale (525,89 euro) e, per la residua parte, solo nei limiti di un quinto.

Un assegno di pensione o uno stipendio resta, infatti, tale anche se è depositato su un libretto postale conto corrente, e pertanto non può essere pignorato oltre i limiti fissati dalla legge.

Stando, quindi, a questo condivisibile precedente, tutto ciò che dovrà fare il pensionato o il lavoratore subordinato è di non utilizzare il conto per farvi affluire somme diverse, rispettivamente, dalla pensione o dal reddito di lavoro. In tal caso, è legittimo chiedere la sospensione del pignoramento integrale.