Ebbene si,
il dipendente che abbia contratto nel luogo di lavoro una
malattia connessa al fumo passivo, ha diritto ad ottenere il risarcimento del
danno. Il datore di lavoro dovrebbe infatti evitare che i suoi
dipendenti siano esposti al fumo passivo nell’ambiente
di lavoro in quanto esso, com’è noto, potrebbe essere causa di gravi patologie.
Quali sono le condizioni necessarie per
ottenere il risarcimento dei danni?
- una patologia del dipendente esposto al fumo
passivo durante l’orario di lavoro provata tramite certificati medici;
- il nesso causale tra
la patologia e l’esposizione al fumo passivo, anch’esso accertato tramite
certificazione medica;
- l’inadempimento dell’obbligo
di protezione da parte del datore di lavoro, che secondo
quanto affermato dall’art. 2087 c.civ. deve adottare tutte le misure
necessarie a tutelare l’integrità fisica dei
lavoratori.
Il datore di lavoro è esente da
responsabilità solo se dimostra di aver fatto il possibile per
garantire un ambiente salubre e tutelare la salute dei dipendenti. Dunque, il
dipendente ha diritto al risarcimento qualora,
proprio per aver svolto le mansioni in un ambiente saturo di fumo, abbia
contratto una patologia.
Una sentenza della Corte di Cassazione (sent. n. 24404/2006) ha sancito, inoltre, che il dipendente è anche legittimato ad assentarsi dal lavoro per evitare che l’esposizione aggravi la malattia stessa, sempre che egli abbia fatto presente il problema al datore e questi non abbia provveduto. In tali casi l’assenza è giustificata e non può costituire motivo di sanzione disciplinare.
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