Uno studio di Bankitalia ha rivelato che l’imposta sulla
casa è stata, di fatto, reintrodotta e peserà di più rispetto all’IMU del 2013.
Secondo lo studio, l’introduzione della nuova imposta
potrebbe comportare un aumento del prelievo sull’abitazione principale compreso
tra il 12% e il 60% in più rispetto all’anno passato, raggiungendo, quindi, le
soglie del 2012.
In verità, la Banca d’Italia ha rivelato ciò che già in
molti avevano ben compreso e che apparirà in tutta la sua evidenza nel prossimo
mese di ottobre, quando le aliquote saranno ormai rese pubbliche da tutte le
amministrazioni locali.
Tutto parte quando la vecchia imposta sulla casa, l’ICI,
è stata reintrodotta nel 2012 con il nuovo nome IMU, a sua volta soppressa
l’anno successivo (2013) per questioni elettorali; in realtà, l’IMU è tornata,
di fatto, nel 2014, con il nuovo nome TASI.
Vediamo i dettagli: come ormai noto, la TASI si compone
di una parte statale e di un’altra comunale; se gli enti si limitassero
all’aliquota base dell’1 per mille, quest’anno il prelievo aumenterebbe di
circa il 12% rispetto all’anno passato; se invece applicassero il tetto massimo
del 2,5 per mille il prelievo complessivo crescerebbe di oltre il 60% rispetto
al 2013, ritornando ai livelli del 2012.
La principale differenza tra TASI e IMU sta dunque nelle
detrazioni. Se infatti l’IMU prevedeva detrazioni fisse di 200 euro per tutti e
di 50 euro aggiuntive per ogni figlio convivente, la Tasi non ne prevede
affatto. Tale circostanza, peraltro, si riverserà in uno svantaggio per le case
più povere. Con la Tasi, invece, le abitazioni di valore più alto pagheranno
meno del 2012 (perché, ad oggi, le aliquote sono più basse di quelle
dell’Imu), mentre le sorti delle abitazioni di valore medio-basso (ossia la
maggioranza) dipenderanno dalle scelte del Comune e dall’intenzione di
quest’ultimo di introdurre detrazioni parametrite sui valori fiscali degli
immobili.