La RAI continua
a chiedermi il pagamento del canone pur possedendo solo pc, smartphone e tablet
in ufficio. Cosa posso fare?
Caro lettore,
già del 2012 la
RAI aveva iniziato a inviare, a tutti i contribuenti, una comunicazione in cui
li invitava a pagare il canone non solo per la detenzione di televisioni, ma anche per PC, tablet, smartphone o per qualsiasi altro dispositivo
connesso a internet.
Ancora oggi,
difatti, diverse imprese e professionisti stanno ricevendo la medesima illegittima pretesa da parte della RAI. Insomma, quella
che prima era una richiesta rivolta solo alle famiglie, ora viene estesa anche
ai titolari di Partita Iva.
Circa due anni
fa il Governo era già intervenuto a chiarire la vicenda e a specificare che il canone non è dovuto su ogni hardware connesso a
internet, bensì solo per gli apparecchi atti a ricevere il segnale digitale (es. apparecchi TV con decoder
digitale).
Secondo la
cattiva “interpretazione” della Legge del 1938, quei professionisti e ditte il
cui domicilio o sede coincide con la residenza vengono
costrette a pagare, per il televisore presente nel salotto, ben due volte il canone: una prima per uso privato (quello, cioè, ordinario) e una
seconda per uso speciale (quello cioè
legato alla partita Iva). E ciò anche se la TV in soggiorno è utilizzata
unicamente per scopi familiari.
L’unico modo
per evitare una doppia – e iniqua – tassazione è dimostrare che l’abitazione e
l’ufficio sono funzionalmente e strutturalmente separati.