lunedì 30 giugno 2014

Ho uno studio in casa e la RAI continua a chiedermi il pagamento del canone pur possedendo solo pc, smartphone e tablet in ufficio. Ho già pagato il canone ordinario per la mia abitazione. Cosa posso fare?

La RAI continua a chiedermi il pagamento del canone pur possedendo solo pc, smartphone e tablet in ufficio. Cosa posso fare?

Caro lettore,
già del 2012 la RAI aveva iniziato a inviare, a tutti i contribuenti, una comunicazione in cui li invitava a pagare il canone non solo per la detenzione di televisioni, ma anche per PCtabletsmartphone o per qualsiasi altro dispositivo connesso a internet.

Ancora oggi, difatti, diverse imprese professionisti stanno ricevendo la medesima  illegittima  pretesa da parte della RAI. Insomma, quella che prima era una richiesta rivolta solo alle famiglie, ora viene estesa anche ai titolari di Partita Iva.

Circa due anni fa il Governo era già intervenuto a chiarire la vicenda e a specificare che il canone non è dovuto su ogni hardware connesso a internet, bensì solo per gli apparecchi atti a ricevere il segnale digitale (es. apparecchi TV con decoder digitale).

Secondo la cattiva “interpretazione” della Legge del 1938, quei professionisti e ditte il cui domicilio o sede coincide con la residenza vengono costrette a pagare, per il televisore presente nel salotto,  ben due volte il canone: una prima per uso privato (quello, cioè, ordinario) e una seconda per uso speciale (quello cioè legato alla partita Iva). E ciò anche se la TV in soggiorno è utilizzata unicamente per scopi familiari.

L’unico modo per evitare una doppia – e iniqua – tassazione è dimostrare che l’abitazione e l’ufficio sono funzionalmente e strutturalmente separati.