sabato 7 giugno 2014

Dipendenti pubblici? Rispondono del reato di peculato nei confronti dell’amministrazione se navigano in internet durante le ore di lavoro. Vediamo i dettagli della sentenza

È vietato navigare in internet durante le ore di lavoro. Anche per pochi minuti di connessione, l’incaricato di pubblico servizio o il dipendente pubblico rispondono del reato di peculato nei confronti dell’amministrazione.

Difatti, perdere tempo durante il servizio, utilizzando il PC per scopi personali, implica un danno erariale consistente nello spreco di energia elettrica. In altri termini, oltre alla responsabilità civile per mancato svolgimento delle attività lavorative (il che, a tutto voler concedere, potrebbe comportare una sanzione disciplinare, sino al licenziamento, nell’ipotesi più grave), si configura anche una responsabilità penale (il cosiddetto reato di peculato d’uso).

Il peculato per aver fatto lievitare la bolletta della luce all’ente datore di lavoro scatta anche per poche ore di navigazione. Lo ha detto la Cassazione nella recente sentenza n. 23352/14.

Secondo la Corte, nel caso di abuso di un telefono d’ufficio o del computer per scopi personali, la Cassazione chiarisce che la lesione alla pubblica amministrazione non consiste nelle somme necessarie a mantenere attiva l’utenza internet durante la condotta illecita. Il danno, invece, sta nell’utilizzo dell’energia elettrica necessaria al funzionamento del p.c. e nella temporanea disponibilità di tale strumento da parte del dipendente della pubblica amministrazione, che ne realizza un uso non funzionale alle finalità amministrative.